sabato 3 luglio 2010

Caro Professore, se la Vita è un diritto, il Diritto non è solo logica. (2)

Cari amici,
l'ineffabile redattore è riuscito a raccogliere le ultime confuse idee e ci manda da pubblicare il resto della sua letteraccia. Lo pubblico sperando che alcune provocazioni possano, nelle nostre menti banali approfondire un lavoro di conoscenza e di giudizio sul significato profondo della battaglia culturale e vitale che si sta combattendo per l'affermazione del sano diritto a manifestare un principio di Verità, e il diabolico diritto a confondere utilizzando il sentimento e la comunicazione.
Per chi ha avuto modo di seguire alcuni incontri della Festa del Beato Piergiorgio Frassati che si sta svolgendo in questi giorni a Grottammare, ha avuto modo di percepire, sia nella testimonianza del dott. Guzzetti dello scorso 27 giugno, sia nell'incontro con l'avvocato Gianfranco Amato del 1 luglio, i termini della battaglia e quanto sia decisivo stare sempre all'erta di fronte ai subdoli attacchi del Menzognero.
Rimango sempre a disposizione per ogni vostro distratto, astratto o portentoso contributo su tale tematica e buon, noiosa lettura.




Caro professore, se la Vita è un diritto, il Diritto non è solo logica




(segue)
Il diritto a vivere non è comunque, espressamente sancito neanche nella nostra Costituzione, ma viene ricompreso in quei "diritti fondamentali" che la Repubblica riconosce e garantisce. I padri del principio personalista nella Costituente (Mortati, Dossetti, De Gasperi, La Pira) che hanno dato l'impulso più grande nella formulazione di tale articolo, sono stati sempre molto prudenti nell'affermare la vita come "diritto", tanto da non inserirla nel catalogo dei diritti, in quanto consideravano la vita, un qualcosa di meta-giuridico, una premessa indispensabile (non ci può essere diritto se non c'è vita umana!) per l'esistenza stessa di un diritto, ma non un diritto in sé.

Poi, anche considerando la vita tutelata in quanto oggetto di un diritto, tale diritto viente sempre e comunque considerato come diritto assoluto, inderogabile ed indisponibile. Mi scuso per la provvisorietà e la confusione dei miei pensieri, ma voglio subito arrivare al dunque. Lei afferma che "la vita è un diritto e non un dovere": ovvero non vi è alcun obbligo da parte della comunità di far permanere in vita chi non vuole più vivere.

Ora, tale principio astratto è talmente generico che ha, a mio avviso, un grosso difetto, se andiamo ad applicarlo alle "scelte del fine vita" o come lei le chiama le scelte "dell'ora per l'allora". Tale principio, e questo è l'errore compiuto dalla Cassazione Italiana sul caso Englaro e la profonda ingiustizia della decisione della Cassazione Tedesca, fa fuori una categoria che è necessario tenere sempre in considerazione se si vuole tutelare massimamente i diritti del singolo: la categoria del "ripensamento", ovvero di quel sacrosanto diritto di ciascuno a cambiare opinione su di sé o sulla realtà. Quel diritto (ed ora voglio proprio parlare giuridicamente!) che ha chi fa testamento, di mutare tale testamento fino ad un attimo prima di morire; il diritto che ha e deve avere ognuno di recedere da un contratto o da una proposta o promessa contrattuale precedentemente fatta, il diritto di revocare una donazione effettuata, di recedere da una società o da una associazione, persino il diritto di recedere dall'accordo matrimoniale o ancora (ed è un caso limite) il diritto di rinunciare anche alla propria paternità o maternità (legale si intende!). Come vede sono tantissimi gli ambiti nei quali tale "diritto a mutar opinione" viene pacificamente riconosciuto e applicato, in quanto tale diritto rappresenta nient'altro che quella espressione più compiuta della personalità umana che viene realmente tutelata dall'articolo 2 della Costituzione.
E' strano quell'ordinamento che arriva a tutelare il diritto di una persona a cambiare il proprio sesso, e non tutela il diritto dello stesso soggetto a mutare la propria opinione su i trattamenti sanitari che possono essergli somministrati in caso di malattia che provochi l'incoscienza.

Ed è strano quell'ordinamento per cui un testamento che si occupa di beni materiali ed economici può essere sempre riformato e rivisto, mentre un testamento che si occupi dei beni personalissimi quali la salute e la qualità della vita, non possa essere modificato ed anzi, in assenza di tale testamento si faccia esclusivamente riferimento ad una volontà presunta "da stile di vita".

Ed è ancora più strano quell'ordinamento che addirittura arriva a riconoscere una volontà ferma ed irrevocabilie, basandosi proprio sullo "stile di vita", considerando che lo stile e la visione di vita, sono categorie che, sopratutto nel nostro tempo, sono continuamente soggetto a mutazioni e cambiamenti.

Le sentenze delle Cassazioni Italiana e Tedesca e la deriva eutanasica che comportano, vanno criticate proprio per tale illogicità culturale, ma anche e sopratutto giuridica. E non tanto la prudente e saggia Chiesa Cattolica che in virtù di un semplice principio assoluto ("la vita è dono di Dio e per questo è indisponibile e deve essere tutelata e protetta senza se e senza ma, anche perché nessuno conosce la Volontà e la Potenza di Dio che trae il Bene da ogni male"), semplicemente neanche si pone il problema eutanasico, perché non esiste una morte che sia dolce, se non tutte le morti in quanto aprono alle porte dell'etetno.

Qui vi è una illogicità giuridica e anche una certa discriminazione. Infatti applicando i concetti giruidici prospettati dal suo intervento, caro Professore, ci si troverebbe di fronte a un contesto in cui il diritto al rifiuto delle cure che uno può anche esercitare non coscientemente, ma solo perché (come chi scrive) è soggetto pregudizialmente allergico a qualsiasi intevento medico e non si fida dei medici, non possa mai essere revocato perché una volta giunto in stato di apparente incoscienza, lo stesso soggetto si troverebbe impossibilitato a manifestare il suo pensiero che "si, va bene i medici sono tutti una brutta razza, ma io alla mia vita ci tengo, per questo per favore non staccate la spina!". Perché questa è la conseguenza, illiberale, paradossale e, questa sì giuridicamente illogica, che comporterebbe il consolidamento delle decisioni della Corte di Cassazione nel nostro ordinamento.
Una persona incosciente (apparentemente) è un persona viva e per questo titolare di tutti i diritti della personalità sanciti del nostro ordinamento, tra cui anche il diritto di cambiare opinione su una delle posizioni prese in precedenza. Far basare la scelta della sospensione delle cure soltanto su una dichiarazione resa anche anni addietro e in mutati contesti anche scientifici o, che è peggio, su una ricostruzione della volontà fatta da soggetto diverso da chi quella volontà l'ha espressa e nemmeno presente nel momento in cui tale volontà venne espressa, rappresenta una violazione palese e ingiustificata del diritto che ognuno ha di cambiare opinione su di sé e sulla propria vita, violazione ancora più odiosa perché fatti nei confronti di chi, allo stato attuale, non è in grado di esprimere in maniera riconoscibile la propria attuale ed effettiva volontà.
Pertanto a mio avviso risulta auspicabile una legge, che partendo dal riconoscimento del non senso giuridico che crea un testamento biologico per i momenti di incoscienza, stabilisca dei limiti quali il divieto di sospensione di alimentazione, idratazione e respirazione, per i quali, nella tutela del reale diritto di ciascuno di rifiutare le prestazioni mediche, ciascuno possa effettuare le proprie scelte, lasciando lo spazio a quella suprema categoria della ragione ed anche della ragione logica, sulla quale il diritto a suo avviso si fonderebbe, che è la "categoria della possibilità".
Un ultima precisazione su una profonda differenza tra l'operato della Cassazione Tedesca rispetto alla nostra Cassazione, che, visto che dobbiamo essere rigorosi e giuridicamente scientifici, non possiamo tralasciare. La Cassazione tedesca è giunta a una conclusione simile a quella Italiana partendo dalla propria legislazione in vigore sul testamento biologico. Pertanto la sua interpretazione estensiva della normativa in essere, risulta del tutto logica e coerente con una evoluzione di una disciplina in vigore. La nostra Cassazione, al contrario, è arrivata a dare valore alla volontà presunta di interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione in assenza assoluta di alcun riferimento normativo, se non la criticabilissima e politicamente orientata intepretazione degli artt. 2 e 32 della Costituzione.

Faccio notare questo aspetto, perché esso mette in luce un ultimo punto critico che mi permetto di criticare, rappresentando, a mio avviso, il punto più debole della sua intera ricostruzione del sistema giuridico. Sia nel caso tedesco, che più surrettiziamente in quello italiano, alla base dell'interpretazione giuridica vi è sempre e comunque una opzione politico-culturale, sancita da una legge nel caso tedesco, argomentata in una motivazione, nel caso italiano.

Caro professore, la norma giuridica non è mai solo logica, ma da quando esiste l'uomo è sempre anche politica ed etica. In ogni norma è infatti espressa una scelta di valore o di disvalore, scelta che ciascuno compie sulla base delle proprie convinzioni ed esperienze e che, negli ordinamenti giuridici contemporanei si riflettono nella volontà e nella scelta politico-legislativa di un popolo. Pertanto, scegliere di proteggere chi non può far valere la sua voce, potrebbe essere culturalmente criticabile e non condivisibile, ma se proviene dai meccanismi regolari di formazione della volontà popolare, non può di per sé essre tacciata di illogicità giuridica, in quanto scelta fondamentale alla quale poi, ogni interprete deve sottostare.
Con affetto e gratitudine

avv. Andrea Collina

venerdì 2 luglio 2010

Il nostro programma di azione

Cari amici,
ho il piacere di riportarvi questo dialogo postato al "Messaggio nella bottiglia" che ho lanciato all'inizio. Ve lo riporto qui, oltre perché chi ha risposto alla provocazione merita un ringraziamento aperto e non nascosto nei meandri della rete, anche perché rappresenta un vero e proprio programma e metodo dell'azione che questa piccola e agitata Mongolfiera intende promuovere.
Vi ricordo il lavoro che ci siamo proposti e come al solito aspetto sveglie e non sentimentali reazioni...

ANONIMO SCRIVE:
Il problema è che non mi devi raccontare un modo diverso di guardare le cose perchè su questo ognuno di noi è maestro soprattutto quando l'opinione è il pane dei rapporti, direi meglio è l'unico motivo dei rapporti e degli scontri. Mi devi raccontare delle cose, della rottura che sono, della novità che sono, dello scampiglio che sono, dei sentimenti che generano, dei ragionamenti che generano, di cosa provocano, del desiderio che muovono, della volontà di capire curiosa che spingono, questo mi emoziona, su questo posso lottare solo per difendere qualcosa che c'è non un mio pensiero, un mio futuro pensato ma un presente che cambia. ciao

LA MONGOLFIERA RISPONDE:
Caro Anonimo,
come mi dispiace risponderti solo tramite questo post e non direttamente...
Ti ringrazio perché hai delineato alla mia meente vorticosa e confusa un vero e proprio programma di azione.
Hai ragione occorre superare l'opinione, e partire dalle cose da ciò che generano, dalla rottura che sono, dallo scompiglio che sono, dei sentimenti che generano dal desiderio che muovono e (sopratutto, questo manca nel tuo elenco, ma per me è l'emento più decisivo perché si possa parlare di "esperienza") della presenza che fanno scoprire e del cambiamento che generano.
Per far questo ho bisogno di cuori desti come il tuo, "Anonimo", con una delicata accortezza.
Il luogo che sta confusamente ri-nascendo, non vuole sostituire o cambiare alcun altro luogo presente nella nostra vita. Non ha alcuna pretesa di sostituirsi al cammino personale di ognuno. Non è il luogo dell'opera, non è il luogo della educazione (intesa in senso strettissimo di educazione alla fede), vuole essere un luogo di riflessione e di parola. Non è un caso se la sua casa è fatta di bit e di parole... Questo vuole essere il luogo della parola del giudizio sulla provocazione che la realtà civile, sociale, culturale e sociale ci propone. Per questo sì, si partirà sempre da fatti. Ma non dai sentimentali fatti dell'esperienza quotidiana, bensì da alcuni fatti capaci di destare più apertamente una riflessione e un giudizio appunto, "culturale". Siamo partiti dalla presenza di Beppino Englaro a San Benedetto, stiamo continuando con le provocazioni della Festa dei Tipi Loschi del Beato Piergiorgio Frassati, continuiamo sul fatto che è la pubblicazione in Italia (dopo settanta anni!) della prima Opera di G.K. Chesterton e continueremo su questo tipo di fatti. Fatti che a molti non interessano. Fatti che possono anche sembrare inutili e supreflui. E che forse lo sono.
Ma in fondo, che volete, io sono una Mongolfiera, non sono stata creata proprio per dare il pane ai poveri e chi mi ha inventata certo non pensava alla mia funzionalità al bene della gioventù...
Forse pensava solo al gusto che avrebbe provato a guardare il mondo solito da un punto di vista "insolito".
Il punto di vista del cielo.
La Mongolfiera

lunedì 28 giugno 2010

Caro Professore, se la Vita è un diritto, il Diritto non è solo logica. (_1)

Cari amici,
l'ineffabile redattore che è anche avvocato svegliandosi in notti di tempesta ci regala questa sua digressione basandosi su un articolo pubblicato a pagina 13 del Resto del Carlino di domenica 27 giugno 2010 (eh sì l'altro ieri). Che per ragioni di spazio e di diritto di autore riportiamo in commento.
Chiaramente, voi conoscete la prolissità del redattore, pertanto questa è solo la prima parte della sua digressione... Attendiamo buone nuove con ansia...
Sperando che non si riaddormenti!
La Mongolfiera

Caro Professore, se la Vita è un diritto, il Diritto non è solo logica. (_1)


Caro prof. Ruffolo,
chi tenta, come al solito timidamente di rispondere, è un suo ex allievo del corso di Diritto Civile all'Università di Bologna (a.a. 2000/2001). Noto con piacere, che gli anni che passano, non hanno minimamente ossidato la sua “proverbiale” capacità dialettica di giudizio, che tanto ho ammirato nelle sue potenti lezioni universitarie e, con il suo trafiletto pubblicato sul Resto del Carlino di domenica 27 giugno, ho potuto godere di nuovo delle sue sottili e logicamente solide argomentazioni, tutte volte a ricercare l'universalità del sistema giuridico e contro ogni interferenza ideologico-politica nell'applicazione delle norme. Il diritto (e il diritto civile), è questo che ho supremamente imparato da lei con le sue pioneristiche pubblicazioni sui diritti dei consumatori, è un sistema estremamente logico, nel quale la norma può essere piegata ad abbracciare anche manifestazioni distanti della realtà, in modo che si crei un unico abbraccio logico-giuridico capace di spiegare la multiforme realtà della vita umana. Funzionale a questo insegnamento è la battaglia che lei affrontava in aula e che oggi noto continua ad affrontare dalle colonne dei quotidiani, per il superamento di ogni forma di preconcetto politico, morale o religioso, in modo da contemplare la nuda purità logica della norma giuridica. Per questo, in aula e sui giornali, non ha paura di captare, con la sua enorme intelligenza giuridica tutte le manifestazioni clamorose della vita umana, anche le più scabrose (quali la morte, il dolore e la malattia), e rigettarle sul palcoscenico radioso del ragionar giuridico.
Da timido studente l'ho sempre contestata, mosso da un'intuizione religiosa e ardente fondata sull'esperienza cristiana, che mi suggeriva che la sua affascinante posizione era affetta da un vizio di miopia. La mia era una contestazione timida e silente, di uno studentello da quattro soldi che capiva che qualcosa non andava, ma che non era in grado di capire cosa. Ora, che sono solo poco più che quello studentello spaurito, il suo articolo sulla tematica dell'eutanasia e del testamento biologico, mi conferma nella mia iniziale contestazione. Ma mi dà finalmente l'occasione per argomentare con lei di diritto. Senza preconcetti e senza infiltrazioni religiose (come se questo fosse realmente possibile...).
Caro professore, ragionando di diritto, di stretto diritto, è proprio sicuro che la vita sia un diritto? Lei mi insegna che un diritto è una pretesa tutelata da un ordinamento, attraverso l'inflizione di una sanzione per la sua violazione, e anche di un premio per la sua promozione? Ora, la vita, come viene tutelata nel nostro ordinamento giuridico? Vi è una pretesa dell'uomo a nascere? Vi è un diritto a nascere in capo a chi non esiste? Se lei risponde di sì, allora dovrà ammettere che la soppressione di embrioni è pratica del tutto funesta da rigettare, come del resto cerca di sancire (pur limitatamente la famosa legge 40), ed ancora è del tutto da rigettare la pratica legalizzata dell'aborto, quale sopprime il diritto del feto a nascere e quindi a vivere. Ma se, d'accordo con lei (ed io non sono d'accordo con lei), proviamo a dire che non vi è un diritto a vivere in senso positivo, allora in che modo viene giuridicamente tutelato il diritto alla vita? Non vi è premialità, almeno ci sia sanzione per la violazione. A questo, che è l'aspetto più semplice e superficiale della vita come diritto, l'uomo ha sempre risposto: dal Codice di Hammurabi, ai Dieci Comandamenti alle XII Tavole, fino al Codice Rocco, l'omicidio è sempre stato punito con le pene più gravi. Quindi una tutela penale assoluta. La vita non può essere toccata. Da nessuno. Neanche se chi ha la vita privata era d'accordo. Ora lei, sicuramente metterà in risalto l'illogicità del pensiero cristiano che beatifica i martiri e punisce i suicidi, tralasciando di ricordare che “marthirium”, non è nient'altro che la traduzione del termine “testimonianza”, pertanto il martire non è chi decide di perdere la vita, bensì al contrario chi desidera vivere tutta la vita per la testimonianza. E infatti, i primi cristiani venivano presi nelle catacombe mentre si nascondevano, non venivano accolti nelle caserme a seguito di spontanee e gloriose auto-denunce...
Comunque questo è parlare di religione, torniamo a parlare di diritto. Nel nostro diritto, l'unico complesso di norme, in cui vi è da ravvisare una positiva tutela della vita in quanto diritto è solo il complesso delle norme penali, norme, ricordiamo, di natura pubblicistica, che hanno l'unico scopo di regolare i casi più gravi nei quali, è l'intero ordinamento a reagire nei confronti di una violazione, non essendo possibile l'applicazione di una sanzione da parte di un morto. Ma dal punto di vista, invece del diritto civile, cioè del diritto “tout court” (come mi piace definirlo), ovvero del complesso di norme che organizzano il comune vivere (e forse la vita???), non vi è alcun riferimento ad un sedicente “diritto alla vita”. Se guardiamo bene, caro professore, in nessun codice, e penso (ma su questo ammetto la mia dilettantesca ignoranza!), nemmeno nel grande BGB il Codice Civile della tanto ammirata Cassazione tedesca. Di fronte a questa lacuna, subito, nel nostro ordinamento, come lei ci ricorda, viene in soccorso la Carta Costituzionale e soprattutto quell'ineffabile e fondamentale articolo 2 della Costituzione che ormai viene sempre di più utilizzato quale porta di ingresso di ogni tipo di rivendicazione, facendola assurgere al grado, non solo diritto, ma addirittura di “diritto fondamentale della persona”...

(continua)

mercoledì 16 giugno 2010

Giudizio e provocazione

Cari amici,
chi ha reagito, o chi ha fato finta di niente. Chi se l'è presa con il redattore. Chi invece è uguale lo stesso. Per non continuare ad essere completamente autoreferenziali voglio iniziare ad aprire questa mia nuova "sede" virtuale a un lavoro di giudizio. Giudizio, prima di ogni tipo di oiperatività. Lasciamo l'operatività alla solito caos di tutti i giorni. Lasciamo in questo spazio l'unica operatività del giudizio. Altri sono i luoghi delle opere. E in questi luoghi tutti noi abbiamo il desiderio di imparare la vita. L'educazione tramite le opere e non tramite le parole.
Bene, questa sede fatta solo di parole, e poche e confuse immagini, vuole essere l'altro luogo. Dove il frutto dell'educazione si gioca con le parole, i concetti e i pensieri e le provocazioni, che la realtà continuamente ci offre.

Abbiamo parlato di Beppino Englaro e della sua presenza a San Benedetto sabato scorso, mentre noi stavamo preparandoci al Pellegrinaggio Macerata-Loreto.
E, non sapendolo Beppino Englaro ha parlato di noi, e parlando di noi ci provoca.
Riporto dall'unica fonte di notizie sull'incontro che, visto la scarsa attenzione della stampa on line, non dovrebbe aver avuto poi un grande seguito: "Ci congeda, dopo un ricco dibattito, lamentando l’assenza di un contraddittorio che chi lo osteggia mai ha cercato realmente". Insomma, lamenta il caro e sofferente Peppino, che nell'incontro non c'era un adeguato contraddittorio, ovvero non aveva nessuno che lo "osteggiasse".
Ha avuto per contro qualche persona che camminando sulle strade della Provincia di Macerata, che anche lui ha fatto "a tappe forzate", ha semplicemente pregato per lui. Senza polemica, senza cercare di osteggiarlo, senza fomentare quella vis dialettica fine a se stessa che lo ha reso mediaticamente affascinante, ma ne ha creato più una macchietta da tv che quello che realmente è: un padre che ancora fa i conti con la malattia e la morte di una figlia che ha semplicemente deciso di non accettare, ha semplicemente deciso di non guardare come vita.
La frase forse più suggestiva, oltre alla sua provocazione finale, è stata questa: "ora non potete dire di non sapere…". Certo, ora che lui ha detto la sua verità, ora che il sig. Beppino ci ha introdotto alla verità del diritto al fine vita, ora sì che conosciamo. Ora sì che sappiamo.
Peccato che il percorso della ragione, il desiderio della mia ragione non ammetta una conoscenza che non sia prima di tutto mia, e sopratutto non ammetta una conoscenza che non ammetta un vaglio, un giudizio un paragone tra ciò che chi pretende di comunicare la vertià dice, ciò che il cuore realmente desidera e ciò che la realtà suggerisce e ci fa incontrare.
Bene... Basta... La mia vuole essere solo una provocazione, come al solito tropoo più lunga del mio pensiero.
A questo punto vi invito... se qualcuno ha voglia e tempo, idee per mettere in comune pensieri e giudizi. Come si dovrebbe fare per cercare di volare in alto, con le stelle e tra le stelle. Cerchiamo di discutere sui temi e sulle provocazioni che la storia di Beppino Englaro ci suggerisce.
Utilizziamo le nostre fonti, i nostri giudizi ufficiali e pubblici, utilizziamo la rete per conoscere quello che relamente dice Beppino Englaro, ma sopratutto iniziamo a discutere, per non finire a guardarci come nella foto sotto.
Ciao
La Mongolfiera

venerdì 11 giugno 2010

passione e prudenza



Cari amici,
grazie a chi si commuove. Grazie anche a chi ha preso questo tentativo come spam e l'ha cestinato, poi, come per un piccolo rimorso di una coscienza incuriosita dalla realtà ha riesumato i miei messaggi. Grazie anche a chi ha deciso di prendere sul serio un invito al fare. Anche se io non sono tanto per il fare... Io sono per il volare alto. Voi lo sapete... E' la mia natura.
Innanzitutto invito a condividere con me e con tutti i giudizi del passato che ciascuno di noi nel nostro ombelico ha coltivato ed esteso.
Grazie alle critiche alla mia vacua prolissità. Sì. Sono prolisso e forse neanche affascinante. Ma non è l'nvolucro farraginoso che a me interessa. Voglio guardare dentro e scoprire la Bellezza che può affascinare.
La Bellezza, la Verità, questo è il fuoco che mi fa volare. Questa è la mia passione.
La passione che mi ha spinto a proporvi da subito, prima di ogni struttura, un intervento pubblico di preventiva testimonianza alla Verità, di fronte alla testimonianza di menzogna che molto probabilmente sarà l'incontro di domani a San Benedetto con Beppino Englaro.
Mi stavo mettendo a riordinare le mie confuse idee sull'argomento quando mi sono imbattuto in una assenza...
Una strana assenza che ha raffreddato la mia passione. Sui siti dei nostri giornali on line sambenedettoggi.it e ilquotidiano.it neanche un piccolo riferimento all'incontro di domani e allora uno strano pensiero mi prende... Non rischiamo di fare il gioco del Nemico con una polemica preventiva?
"Astuti come serpi..." Qualcuno ci diceva e ci dice ancira oggi... Per questo, invece di dare preventiva gloria mediatica a chi proprio non la merita, preferisco attendere gli eventi, invitandovi comunque tutti quanti, sia chi nella prossima notte camminerà per la Santa Casa, sia chi camminerà per le Vie di Morfeo, a stringervi in una intenzione di preghiera così:
" Affidiamo allo sguardo protettivo della Madonna, la vita e il destino del sig. Beppino Englaro, affinché possa incontrare un volto veramente amico capace di accompagnare il dolore terribile del suo cuore sulla via della Verità e della vera Libertà.

Preghiamo inoltre per i membri dell'Associazione U.A.A.R., affinché come alle Tre Fontane la Madonna si faccia compagna discreta dei loro pensieri educandoli al vero uso della ragione.

E infine preghiamo per il nostro popolo sambenedettese, affiinché si sappia sempre infiammare ed entusismare per la Verità e sappia discernere le seduzioni del Maligno".
Dopo di che il giorno dopo, al risveglio dolce dopo una notte di passione, proviamo a guardare a cosa è accaduto e giudichiamo insieme anche pubblicamente ciò che è accaduto in questo strano, misterioso e fatato 12 giugno.

La Mongolfiera

giovedì 10 giugno 2010

Cosa dobbiamo fare?


Signori Giudizio!
Anche Pre-giudizio se volete... ma non reazioni sentimentali o piccoli commenti di "gossip" sentimental-religioso.
Preferisco leggere e pubblicherei ben volentieri insulti e provocazioni, basta che siano in tema, siano giudizio del tema... Siano tentativo di lettura della realtà. Partendo da Dio, come qualcuno ha intuito. E partendo dall'Io, dal desiderio infinito....
E il tema è questo... La provocazione è lanciata...
Sabato Beppino Englaro e gli "sbattezzatori" dell'U.A.A.R. sono a San Benedetto a diffondere legittimamente e profondamente irrazionale Verbo razionalista e anti-cattolico. Sarà una nuova occasione in cui davanti a molte persone (è prevedibile una grande affluenza, non la stitica partecipazione a certe iniziative di Fondazioni Bancarie!), si perpetuerà un nuovo attacco al fondamento stesso delle nostre vite: Dio Padre Figlio e Spirito Santo, incarnato nella Sua Chiesa Pellegrina su questa Terra, e guidata dal Vicario di Cristo S.S. Papa Benedetto XVI, e resosi per noi incontro sperimentabile e vivificatore attraverso l'incontro con il Carisma di Don Giussani.
In contemporanea siamo chiamati a partecipare al Pellegrinaggio Macerata Loreto, con le forme che la realtà ci suggerisce di partecipare (cammino, messa, servizio...), il più grande gesto di Preghiera nata dal nostro carisma, segno di unità e di fervore del Popolo di Dio, con il quale offriamo la fatica di quella notte per la conversione dei nostri cuori, alla Madre di Dio unica "di speranza fontana vivace".
Un gesto di grande risposta agli inevitabili attacchi Englariani.Un gesto di grande commozione, se noi quella notte affidiamo quella gente, Beppino Englaro, gli organizzatori, e tutti quelli che parteciperanno alla protezione della Madonna, che possano incontrare la Bellezza dell'incontro con Cristo. Loro ci insultano e noi preghiamo per loro.
Rispondere alla provocazione, provocando il cuore. Tu ci neghi? Ed io ti affermo! Tu ci contesti? E io ti abbraccio. Tu ci scansi? Ed io ti inseguo. In fondo quante volte noi stessi in queste afose giornate di stress borghese provochiamo nostro signore con le nostre futili storie e lui ci risponde sempre allo stesso modo: provocando il nostro cuore con il desiderio di Lui.
Da questo nasce la mia proposta operativa, che non posso non condividere se qualcuno di voi vuol condividere: sfruttare tutti i canali possibili che possiamo avere nei giornali (stampati è più difficile, quelli on-line potrebbe essere più semplice) per fare uscire un nostro comunicato, intevento firmato "Centro Culturale di San Benedetto La Mongolfiera", con il quale comunichiamo questi due fatti semplici ed eccezionali: che noi Liberi di Scegliere, scegliamo di rispondere agli attacchi inesorabili ed inevitabili che proverranno dall'incontro dell'UAAR, compiendo il più antico e grande gesto della pietà cristiana: pregare per propri nemici affidandoli al manto azzurro della Madonna, pregando anche per Beppino Englaro che possa fare l'esperienza dello stesso incontro che ha fatto Antonio Socci con sua figlia e i suoi amici che parteciperanno al Pellegrinaggio Macerata Loreto.
E' troppo per le nostre pigre menti???
Chi mi sa indicare la strada per arrivare a ciò in tempi brevissimi?
Commentate... Rispondete alle e-mail
Se c'è un cuore lieto si faccia avanti... Il pezzo è già pronto....
Ditemi come pubblicarlo e prima ve lo farò vedere...
Simpatico eh?
La Mongolfiera

mercoledì 9 giugno 2010

informazioni tecniche per l'intervento





Cari amici,


è bello vedere che timidi tentativi di rapporto e di costruzione, iniziano a far breccia nei cuori e nelle menti di alcuni uomini. Si "uomini" non in senso maschile, ma nel più pieno senso antropologico del termine: uomini che cercano di risvegliare e rsicoprire il proprio umano intero.
Per questi uomini e per chi vuole intraprendere questo strano e affascianante viaggio, considerando l'assoluta novità della mia nuova opera, e quindi la totale ignoranza del redattore rispetto al mezzo che io ho deciso di utilizzare vi propongo due modalità di intervento:
- Per commenti brevi e reazioni ai temi proposti dal blog: consiglio inserire commento al posto del blog del Centro Culturale al sito http://lamongolfiera2.blogspot.com/ (attenzione: non fare www. perché altrimenti non viene niente!!!)
-Per commenti più strutturati o proposte di temi di discussione e provocazioni vi consiglio di inviare un'e-mail all'indirizzo mongolfiera2@gmail.com. Sarà mia cura diffondere e pubblicare sul blog tutte le provocazioni (anche gli insulti!) che mi vogliate inviare.
Grazie per le vostre provocazioni! SOno loro il fuoco che riscalda l'aria della Mongolfiera e la fa librare tra le stelle.
A presto
La Mongolfiera


P.S. VI RICORDO DELL'INCONTRO DI SABATO DI CUI ALL'ULTIMO POST!!! NON VI FA PENSARE E RE-AGIRE? NON CON L'ISTINTO MA CON LA RAGIONE....